Come stanno le ragazze? Le giovani donne nate tra il 1998 e il 2007 contengono più di una contraddizione. Sono battagliere e ambiziose, ma anche vulnerabili e ansiose. Rispetto ai coetanei, sono più indipendenti. Talvolta, però, si lasciano intrappolare dall’amore.
Certo, raccontare un’intera generazione è una sfida. Noi abbiamo cercato di farlo con un questionario anonimo con cui abbiamo raccolto 1200 testimonianze e con due indagini statistiche (una sulle ragazze, una sui loro genitori, come spiegato qui). Ma soprattutto abbiamo cercato di farlo passando ore al telefono con giovani donne di città ed età diverse. Inoltre abbiamo intervistato sociologi, psicologi e docenti, così come la youtuber Sofia Viscardi (seguitissima dagli under 25, soprattutto ragazze; qui l’intervista completa), la cantante Casadilego(vincitrice 17enne di X-Factor, qui il suo intervento nel podcast Corriere Daily) e le tiktoker Kessy e Mely (19 anni e 6 milioni e mezzo di follower).
Il legame con la famiglia (e la mamma)
Ad averci colpito è innanzitutto il rapporto per lo più sereno delle ragazze con la loro famiglia, vista come un rifugio sicuro. Le ragazze hanno un legame particolarmente stretto con le madri, che per loro sono punti di riferimento e amiche. Secondo la psicoterapeuta Sofia Bignamini, questo si deve almeno in parte all’approccio delle mamme, decise a costruire una «relazione di complicità» con le figlie. Chi ha una mamma lavoratrice ne ammira la capacità di conciliare cura della famiglia e lavoro: un compito che le ragazze sanno essere difficile e con cui già mettono in conto di doversi confrontare a loro volta, in futuro. E, pur essendo ancora lontane dall’obiettivo, iniziano presto a chiedersi: «Ce la farò?».
L’87%
DELLE RAGAZZE
VEDE LA MADRE
COME UN MODELLO
IL 64%
DI LORO VEDE
IL PADRE COME
UN MODELLO
Il peso delle aspettative
«Una delle aree più delicate della costruzione biografica delle ragazze», conferma la sociologa Carmen Leccardi, «riguarda proprio questo: tenere insieme il percorso affettivo e quello professionale». In generale, le giovani donne si sentono investite di aspettative enormi. «Alle ragazze si chiede la perfezione», sintetizza Giulia Blasi, giornalista esperta di condizione femminile. «L’antico conflitto con i genitori è stato sostituito dalla fatica di separarsi da loro e dalla percezione del giudizio», conferma Bignamini. «Oggi», aggiunge, «l’emancipazione passa anche attraverso il coraggio di deludere».
Una generazione in terapia
Deludere mamma e papà, ma anche e soprattutto sé stesse. Non a caso molte delle ragazze che abbiamo intervistato sono flagellate dall’ansia e dalla paura di non riuscire a raggiungere i loro obiettivi. Oltre alla preoccupazione — diffusissima — di non trovare un lavoro stabile e soddisfacente, emerge spesso anche quella per la crisi climatica, un tema molto sentito dalla generazione Z: il 56% delle ragazze è interessato alla questione, il 48% dice di impegnarvisi in prima persona. E poi c’è l’insoddisfazione per il proprio corpo, accompagnata, in molte, dal desiderio di migliorarsi o imparare ad accettarsi. I disturbi alimentari non sono infrequenti e tante ragazze sono seguite da uno psicoterapeuta. Soprattutto ora che hanno un anno di pandemia sulle spalle.
IL 73% DELLE RAGAZZE
DICE DI DEDICARE
MOLTO TEMPO
ALLA PROPRIA
IMMAGINE.
MA SECONDO
I GENITORI
LA PERCENTUALE
SALE ALL’84%
La scuola: un peso o uno stimolo?
Per diverse ragazze affrontare il primo lockdown non è stato drammatico. Anzi, alcune lo hanno vissuto come una sorta di rigenerante stand-by. Le chiusure altalenanti iniziate lo scorso autunno, però, le hanno gettate nello sconforto. La scuola, in questo contesto, gioca un ruolo ambivalente. Alcune la vedono come un punto fermo indispensabile, altre come un peso. Succedeva anche prima della pandemia. «Spesso la scuola genera apprensione nelle ragazze, che hanno un forte senso di responsabilità. I ragazzi tendono invece a deresponsabilizzarsi», commenta Maria Maletta, docente al liceo Parini di Milano.
I ragazzi? «Abbandonati a loro stessi»
La deresponsabilizzazione, per i maschi, sembra essere solo la punta dell’iceberg. La sociologa Leccardi sottolinea come i ragazzi tendano ad essere, in media, meno creativi e flessibili delle coetanee. Blasi si dice addirittura «preoccupata» per i giovani uomini. «Per loro», spiega, «non esiste un’educazione sentimentale, né uno spazio di ridiscussione della mascolinità. Sono abbandonati a loro stessi».
Il confronto con i coetanei
E le ragazze come vedono i loro coetanei? Come dei pari in tutto, o quasi. Ma più crescono più diventano consapevoli delle asimmetrie di genere. La percentuale di giovani donne che dice di essersi sentita discriminata almeno una volta aumenta con l’età: si passa dal 42% delle 14-16enni al 73% delle ventenni. «Abbiamo gli stessi desideri e le stesse insicurezze dei maschi, ma da noi la società vuole cose diverse», scrive una di loro. «I ragazzi sono più liberi di uscire, di fare le proprie esperienze, di vivere», lamenta un’altra. Alcune sono convinte che il sessismo, ormai, riguardi solo gli adulti («Pratico uno sport maschile», racconta una ragazza di Latina. «Non ho mai subito prevaricazioni dai miei pari, ma dai miei istruttori sì»). Ma secondo altre la generazione Z non ne è immune. «A volte», commenta una studentessa brianzola di 22 anni, «mi sento sminuita dai maschi, come se le mie opinioni valessero meno». «Conosco ragazzi che trattano le fidanzate come oggetti, convinti che le donne abbiano capacità inferiori», le fa eco una coetanea di Napoli.
Forti per forza
Non stupisce, dunque, che le ragazze si sentano in dovere di essere forti. Alla domanda «Cosa significa, per te, essere una donna?», rispondono con frasi come: «Significa dover lottare un po’ di più per cose che dovrebbero essere scontate», oppure «Significa forza, dinamismo, coraggio, ma anche non essere prese in considerazione o avere paura». Scorrendo le testimonianze, sembra che molte si siano indurite un po’ in via preventiva. In amore cercano uno spazio dove lasciarsi andare, una sorta di rifugio sicuro. Dicono di volere un partner che sia per loro un alleato, uno sponsor, un sostegno.
IL 15%DELLE RAGAZZE
DI 20-22 ANNI
SI SENTE INFERIORE
RISPETTO AL PARTNER
IL DATO CRESCE CON L’ETA’:
PASSA DALL’8%
PER LE RAGAZZE DI 14-16 ANNI
ALL’11% DI QUELLE
DI 17-18 ANNI
La libertà, innanzitutto
Il fil rouge che le lega tutte, ansiose o battagliere che siano, è il bisogno di indipendenza. Lo ha riassunto bene una ragazza del 1999: «Non mi preoccupo di cosa voglia dire essere una donna, ma solo di sentirmi libera di essere ciò che desidero». Vogliono far da sé, queste ragazze. Una richiesta, però, ce l’hanno. Ed è di non essere fraintese. Molte pensano che sui giovani ci siano troppi pregiudizi. Prima di salutarci, al telefono, una di loro ci ha detto: «Spero che gli adulti, leggendo l’articolo, cambino idea su di noi».https://widget.spreaker.com/player?episode_id=43778014&theme=light&playlist=false&playlist-continuous=false&autoplay=false&live-autoplay=false&chapters-image=true&episode_image_position=right&hide-logo=true&hide-likes=false&hide-comments=true&hide-sharing=false&hide-download=true
Tratto da Corriere.it